Dal favo al vasetto il passo é breve…piú o meno!

Ma come ci finisce il miele dal favo al vasetto? L’ape sugge il nettare dei vari fiorellini, torna alla sua arnia e con la collaborazione delle sue sorelle, riempie quante piú cellette esagonali con quello che poi diventerá miele. Ma poi? Come facciamo a riempire vasetti su vasetti? Hai presente le cellette, come sono piccole? Ti starai chiedendo come si fa a cacciarlo fuori da lí… E altra domanda che mi viene posta spesso: quanti kili di miele si puó tirar fuori da un’arnia? Ovviamente anche per quanto riguarda tutto ció, prima di conoscere Basti non avevo minimamente idea. Sapevo solo che ‘il miele viene dalle api‘, che é giá un buon inizio ma non é abbastanza, non credi? Sono sempre piú convinta che bisogna dare il giusto valore a quello che ci circonda e dietro ogni vasetto, c’é tanto lavoro. Sicuramente il passaggio dal favo al vasetto non é da sottovalutare! Ti va di scoprire anche questo tassello del mondo del miele? Non ti resta che andare avanti a leggere!

Dal favo al vasetto: primissimo step

Ora ti confido una cosa, giusto per farti capire quanto ne sapevo di api e apicoltura fino a non molto tempo fa. Prima di avvicinarmi a questo mondo non sapevo nemmeno cosa si intendesse per ‘favo’. Basti non parla italiano e io non parlo tedesco. Mi sono addentrata in questo mondo in inglese e da lí (anche leggendo in parallelo diversi libri) ho acquisito tante parole nuove, almeno per me 🙂 una bella ginnastica mentale! Pertanto, il favo che cos’é alla fin fine? É quell’insieme di cellette fatte di cera, che vengono riempite a piacere dalle api a seconda dell’uso. Ci puoi trovare miele, polline, propoli, larve,… tanti scaffali colmi di scorte o di cucciole insomma, come approfondito qui Ispezionare le arnie: un gioco da ragazzi? – Gaeblini ! Il favo delle arnie si trova affrancato a un telaino: una vera e propria cornice di legno. Puó essere costruito completamente da zero dalle api o l’apicoltore puó prepararci una base in cera dalla quale le api costruiscono il vero e proprio favo. Ok, chiaro ora cos’é? Ecco, abbiamo detto che il miele viene preso solo dai favi del melario. Lí, l’apicoltore ha la certezza di trovarci cellette solo con miele. É proprio fatto apposta per comoditá, per andare a colpo sicuro. Bon, lí c’é miele! Primissima cosa di cui assicurarsi? Beh che il miele sia pronto per essere prelevato! Se la percentuale di umiditá é ancora troppo alta, deve stare lí ancora un po’.

E se il miele é pronto?

Ecco, se é pronto – si puó ufficialmente procedere! Dal melario si prelevano i telaini (nei nostri melari sono 11). Magari ti starai chiedendo se tutti i favi sono pieni di miele allo stesso modo. Solita risposta: dipende. Dipende molto dal tempo atmosferico, da che momento dell’anno siamo,…se c’é un favo ancora mezzo vuoto ad esempio, lo si puó lasciare lí comunque. Non devi necessariamente prelevare tutti i favi del melario. Quindi dicevamo, prendi il telaino. La spazzolona ce l’hai a portata di mano giusto? Ecco, spazzolatina per lasciare le api all’arnia e non portarsele tutte in laboratorio. E qui sí, entra in scena il famoso laboratorio. Una stanza adibita alla smielatura. E che in tempo zero profumerá di miele in una maniera incredibile (la nostra poi che é piccolina, ancora di piú!).

E adesso passa dal favo al vasetto?? é questo il momento?

Dal favo al vasetto...ce ne vuole!
Disopercolando 😉

Mmm no, la cosa é un pochino piú complicata del previsto. Se pensi che sia giá conclusa, ti devo deludere purtroppo. Mi sa tanto che va per le lunghe. Che succede nel laboratorio, con i telaini freschi freschi (anzi, a dire il vero caldini considerando la temperatura dell’arnia)? Si disopercola. Altra parola imparata nel corso dell’ultimo anno (dai peró questa é difficile no??). Quando il miele é maturo, le api chiudono la celletta con un fine strato di cera. Questo si chiama opercolo. Ecco che peró, se voglio estrarre il miele dal favo, devo scoperchiare la celletta, devo appunto ‘disopercolare‘. Non é proprio semplicissimo a mio parere, ma come tutte le cose, serve solo tanta pratica. E com’é che si disopercolerebbe? (al condizionale suona ancora piú difficile 🙂 ) . Con una sorta di forchetta con tanti denti piuttosto appuntiti si passa sopra e si ´pettinano via´ questi coperchietti di cera. Bisogna essere molto delicati se no rischi di spaccare il favo. Inoltre, non bisogna calcare troppo la mano, é solo lo strato di cera in superficie che devi portare via. Quindi ci si appoggia su un’apposita base, nel nostro caso un vassoietto raccogli cera (e miele che inevitabilemente colerá giú) e con cura si disopercola.

E una volta disopercolato?

A questo punto, via dritto in centrifuga! Cosa?? Hai detto centrifuga? Ma…eh?? Quando dicevo che andava per le lunghe, mi iniziavi ad immaginare con una pipetta a prelevare miele ad ogni celletta ne? No no, non va cosí tanto per le lunghe dai 🙂 si preleva in massa diciamo, utilizzando la forza centrifuga. Metti il telaino disopercolato in questo apposito contenitore (piú o meno grande) e giri (tu, se a manovella – lui da solo, se elettrico). Il nostro, almeno per il momento, é ancora piccolo – si possono mettere tre telai per volta. E gira a manovella ovviamente. Per quel che ci riguarda facciamo due giri per lato. Due giri per lato. 11 favi per melario. Una ventina di arnie. Sí, viene per le lunghe 🙂

Con la forza centrifuga il miele viene sparaflashato fuori. Anche qui bisogna stare attenti nel girare. Se ad esempio si gira a manetta, quando è stra colmo di miele, si rischia che si rompi il favo. Non é quello che vogliamo: a noi interessa solo il miele. La scaffalatura pronta per essere riempita nuovamente verrá riposta subito dopo dentro il melario.

E quindi passa dal favo al vasetto a questo punto?

Non ancora, non ancora. La centrifuga ha un’apertura in fondo dalla quale fuori esce il miele, ma questo deve essere filtrato e per comoditá raccolto in secchielli (i nostri sono circa da 12 kg l’uno). Per quanto ci riguarda mettiamo un doppio filtro (sembra un po’ quello che usi quando vuoi setacciare la farina). Uno a maglie piú larghe e poi appena sotto uno a maglie piú sottili. Ma che filtra esattamente? Beh, capita che si tuffino in centrifuga, ammaliate dal profumo del miele, queste saranno giá bloccate nel filtro a maglie larghe. Poi ci possono essere anche pezzi di cera, ad esempio. Ci sono apicoltori che utilizzano un terzo filtro che é una sorta di garza, ma preferiamo evitare quest’ultimo. Bloccherebbe quelle mini particelle di propoli e polline che si trovano nel miele e lo rendono salutare e naturale. Ok filtrare, ma non esageriamo.

Ma quanto miele tiri fuori da un’ arnia??

Anche qui: dipende! Dipende quanto nettare hanno raccolto le api, quanto é forte la famiglia, in che periodo dell’anno siamo, il tempo atmosferico,…in generale, per una famiglia forte e nel pieno della stagione, si puó arrivare tranquillamente a 10 kg per arnia per smielatura. Ma ripeto, ci sono tanti fattori in ballo. Per quanto riguarda la smielatura, tendenzialmente noi abbiam una smielatura a fine maggio che ci regala il nostro millefiori primavera, e una a fine luglio con il millefiori estivo. Poi a seconda del tempo, di quanto fa freddo e di come sono le famiglie, ce ne possono essere di piú. Ad esempio, quest’anno abbiamo smielato a fine maggio e a metá giugno e poi ancora a luglio.

Ma quindi quando si invasetta?

Ed eccoci qua, che portiamo (Basti) le secchiellate di miele dal laboratorio alla stanza dell’invasettamento. Una piccola stanzetta che abbiamo adibito a questo dove ci stiamo giusto noi, i vasetti e…il muratore. Mio papá faceva il muratore, ma questa é un’altra storia. Altra parola che ho imparato é il muratore in quanto contenitore dove mettere il miele che passerá ai vasetti attraverso un rubinetto. Piccola parentesi: se si vuole trattare il miele é questo il momento giusto. Non intendiamo solo la pastorizzazione per renderlo liquido piú a lungo (privandolo delle sue proprietá benefiche peró). Alcuni apicoltori prima di invasettarlo lo mischiano utilizzando un agitatore, per renderlo piú cremoso ed evitarne la cristallizzazione. Non c’é nulla di male, si tratta di scelte. Noi preferiamo toccarlo il meno possibile, quindi davvero quando diciamo dal favo al vasetto per noi é letteralmente cosí (con i vari passaggi intermedi del caso indicati sopra, ovviamente). Il nostro pensiero? Se deve essere naturale, naturale sia!

Quindi…dal muratore al vasetto il passo é breve, giusto?

Esatto, a quel punto é veramente fatta! Basti seduto per terra (sí dovremmo riorganizzare meglio la location in effetti), mette il vasetto sotto il rubinetto, fino a riempirlo. Il miele é ancora liquido perché non lasciamo passare molto dal giorno della smielatura. Basti passa a me il vasetto e io lo chiudo e gliene passo un altro vuoto. Qui in Germania il tipico vasetto di miele ha il tappo di plastica (a uso alimentare, ovvio). All’inizio c’ero rimasta un po’ male. Ma come, si parla sempre di plastic free, di liberarsi della plastica e poi invasettiamo il miele con il tappo in plastica? Ma poi ho capito che effettivamente la soluzione piú sostenibile é questa. Il miele non é come la marmellata: non va a male se non é sottovuoto quindi non c’é bisogno del tipico coperchietto di latta. Quest’ultimo per la guarnizione non puó essere usato all’infinito, come invece avviene per un tappo in plastica. Inoltre, qui é molto diffusa la mentalitá del vuoto a rendere. La maggior parte delle persone che acquistano il nostro miele ci riportano il vasetto vuoto, che noi saremo felici di riutilizzare. Anche per questo motivo, ci teniamo particolarmente al fatto che i nostri vasetti siano sostenibili.


Allora che ne dici? Sapevi quanto lavoro ci stava dietro ogni vasetto? Anche tu hai scoperto delle parole nuove come me? 😀 Dai, fammi sentire meno sola…Dicci un po’!

Un abbraccio,

i Gäblini

7 commenti su “Dal favo al vasetto il passo é breve…piú o meno!”

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